Incontro con Enrico Vanzini

Enrico Vanzini ha incontrato gli alunni  raccontando la sua storia partendo dal suo arruolamento e la spedizione in Grecia fino alla deportazione nel campo di concentramento di Dachao al cui ingresso portava la scritta  ”Arbeit macht frei”.








Alcuni pensieri tratti dai testi scritti dagli alunni di VC
" Il suo racconto è stato molto interessante,è riuscito a farci capire quanto importante sia essere sempre forti.Ci ha raccontato tutte le sue sofferenze; non mangiava,non beveva,era considerato una bestia...ogni giorno vedeva gente suicidarsi sulle reti elettriche che circondavano il campo,anche lui avrebbe voluto farlo ma pensava sempre: -Domani sará sicuramente un giorno migliore"-
"Mentre lo ascoltavo mi sono immaginato dentro al vagone con tanta sete,mal di testa,al freddo senza poter far niente."
"Mi domando come riesca a raccontare un fatto così triste nei minimi dettagli dopo quello che ha passato,è davvero coraggioso...ascoltandolo molti sono i sentimenti che ho provato:tristezza,dolcezza e rabbia non posso accettare che siano uccise così tanta persone solo perché non erano della nostra razza.Questo è successo ora voltiamo pagina e cerchiamo di non commettere più questo immenso errore."
"...non bisogna dimenticare ciò che è successo per non ripeterla.La vita raccontata da Vanzini ha fatto emozionare tutti e quell'incontro rimarrà nel cuore di  tutti". 









"Enrico ha avuto molta forza di volontà,un gran coraggio.."









"Al suo posto non avrei resistito nemmeno 5 minuti.Quanta sofferenza che ha passato in quel campo di concentramento..Ha ricevuto dal presidente Napolitano la medaglia al valore..."


A DACHAO vivrà la sua esperienza più difficile: diventerà un Sonderkommando da uccidere dopo qualche settimana per impedire che possa raccontare ciò che succedeva all'interno. In quel campo di prigionia fu costretto a  spogliare i suoi compagni di sventura, a raccoglierli dalle camere a gas per poi infilarli dentro la bocca del forno...


Quando torna a casa, Vanzini pesa poco meno di 30 Kg; ne aveva persi una cinquantina. E’ così dimagrito che la madre non riesce a riconoscerlo.
Enrico ad un certo punto racconta che mentre stava uscendo dal campo per essere portato a lavorare per la linea ferroviaria una anziana tedesca gli si avvicinò donandoli un tozzo di pane.
Lui non lo volle ma lei rischiando la vita glielo volle dare,una delle guardie la vide e senza pensarci un istante la uccise. Quel pezzo di pane fu custodito sotto il cappello di Enrico Vanzini per mesi tanto che quando ritornò libero a casa lo diede alla  madre che grata a quella donna generosa e sconosciuta lo donò al signore portandolo nella chiesa del suo paese.
Non c’è niente di più forte e travolgente di una tragedia raccontata da chi l'ha vissuta. 
Una  testimonianza che Vanzini  trasmette con grinta,con forza interiore, coraggio e senza trasmettere odio o rancore.
  
                            



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